Archivio per giugno 2011

India mon amour : Artribune

India mon amour Artisti indiani e francesi a confronto, in una mostra che si propone di raccontare e interpretare l’India contemporanea. Chi ci riesce meglio?
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India mon amour : Artribune

India mon amour

Artisti indiani e francesi a confronto, in una mostra che si propone di raccontare e interpretare l’India contemporanea. Chi ci riesce meglio? La risposta è scontata, ma non troppo. Tra suggestioni esotiche, ironia e una buona dose di stereotipi. Al Centre Pompidou, fino al 5 settembre.

Tejal Shah – You too can touch the moon, dalla serie the Hijra Fantasy – 2006

Il Centre Pompidou pone una domanda decisa, per non dire decisiva: cosa dire dell’India oggi? Sono chiamati a rispondere soltanto artisti francesi e indiani, con opere per la maggior parte create ad hoc per l’esposizione Images de l’Inde: Paris-Delhi-Bombay...
Il senso di tale scelta francamente un po’ ci sfugge. Cosa avranno mai da dire i francesi sull’India più di quanto possano dirne gli italiani o gli islandesi? Soprattutto, cosa significa chiedere a degli artisti di riflettere sulla situazione contemporanea di una società? Qual è la portata euristica di una domanda così esplicita e direzionata? Gli effetti sono sotto gli occhi dei visitatori del Pompidou, e basta poco per accorgersi della netta differenza nei modi in cui la domanda viene interpretata.

Divisa in macro-settori tematici, dalla politica all’urbanistica, dalla religione alla sempiterna problematica dell’identità, la mostra trova il suo cuore in un incipit violentemente didattico, da cui è impossibile svignarsela. Wikipedia non avrebbe potuto fare di meglio. Una maestosa opera di Ravinder Reddy, Tara, sapiente commistione tra la cultura cromatica indiana e i toni accessi dell’estetica pop, direziona con i suoi occhioni i vari settori del percorso.
E sono degne di nota molte opere degli artisti indiani presenti: da Subodh Gupta, con la sua caverna magica trasformata in bazar indiano colmo di pentolame (Ali Baba) alle opere di Sunil Gupta, che combatte per la difesa dei diritti degli omosessuali in India (Sun City). Hema Upadhay costruisce una bidonville con materiali di recupero (Think Left, Think Right, Think Low, Think Tight), Sonia Khurana reinterpreta i soprusi legati agli stereotipi sessuali (Lone Women Don’t Lie), Sunil Gawde compone delicatissime ghirlande di lamette vermiglie per denunciare la violenza della politica, l’assassinio del primo ministro indiano Rajiv Gandhi avvenuto nel 1991 (Virtually Untouchable – III).

Sunil Gawde – Virtually Untouchable III – 2007

A lasciar perplessi sono invece le opere degli artisti francesi, più per eccesso che per mancata competenza. Si sente che il tema l’hanno studiato, loro, ma a memoria, restando esterni alle vicende. Come in quelle gite che dei Paesi esotici ti portano a scoprire il mercatino più turistico delle città, qui sembra di entrare nella giostra dedicata all’India di un ipotetico EuroDisney dell’arte.
Così, per Pierre et Gilles l’immagine dell’India è un’accozzaglia di icone religiose, cristiane e indiane (La Sainte Famille), mentre Jean-Michel Othoniel crea un’opera acustica che riproduce vitree composizioni musicali, retaggio di una sua passata residenza in un villaggio di vetrai indiani (Sans titre). Gilles Barbier è l’autore di una complicatissima opera che dovrebbe rappresentare la “sospensione” della scelta (The Game of Life).

A parte alcune felici eccezioni, tra cui campeggia l’opera di Philippe Ramette, L’Installation (Place publique d’intérieur), i francesi non fanno che riproporre stereotipi della tradizione indiana che cozzano con l’incessante avanzare della contemporaneità e dell’occidentalizzazione. Le problematiche da loro proposte non smettono di rifarsi ai concetti di rappresentazione e identità, tematiche tanto care all’arte occidentale.
Lontani dalle elucubrazioni tipicamente concettuali dell’Occidente, gli artisti indiani si gettano invece a picco sulle emergenze della propria economia, seconda nel mondo per rapidità di sviluppo, ma che deve ancora fare i conti con l’analfabetismo e la povertà. Le loro opere ci permettono di apprezzare un dominio vivo di cultura, piuttosto che quello defunto e fin troppo sedimentato dei cultori dell’alterità.

Greta Travagliati

Parigi // fino al 5 settembre 2011
Images de l’Inde: Paris-Delhi-Bombay…
a cura di Sophie Duplaix et Fabrice Bousteau
www.centrepompidou.fr

Cartoni, ma non animati. Le “meraviglie” della Gam : Artribune

Cartoni, ma non animati. Le “meraviglie” della Gam

Prosegue l’attività “parallela” della Gam di Torino nello spazio dedicato al Gabinetto di stame e disegni. Un patrimonio valorizzato attraverso piccole monografiche. Ora tocca a Enrico Reffo, di scena sino al 2 ottobre.

Enrico Reffo – Cristo Crocifisso con la Madonna, le tre Marie, San Giovanni Evangelista e angeli – 1881 ca.

La Wunderkammer della GAM di Torino si è dislocata e ora è al secondo piano, affianco alla scalinata; consente così di sbirciare le “meraviglie”, le curiosità presentate al pubblico già dall’esterno. Attualmente propone cinque cartoni di Enrico Reffo (Torino, 1831-1917), lavori preparatori per interventi che farà in alcune chiese di Torino, più il modello ligneo della Crocefissione progettata per l’abside della Chiesa di San Giovanni Evangelista. Si tratta di opere “eroiche”, per richiamare il titolo dell’esposizione che si articola negli altri spazi del museo, per la finitura tecnica, per la maestosità e per l’eleganza. Con un “linguaggio espressivo intessuto di un severo quanto elegante purismo”, scrive Virginia Bertone, Enrico Reffo raffigura i valori della propria fede.

Vito Calabretta

Torino // fino al 2 ottobre 2011
Enrico Reffo – L’austera bellezza
a cura di Virginia Bertone

www.gamtorino.it

10 anni di guerra in Afghanistan [foto] – Wired.it

10 anni di guerra in Afghanistan [foto]

Barack Obama ha deciso: via 10mila soldati entro il 2011. E altri 23mila entro l’estate 2012. Ecco come viene raccontato l’ultimo decennio su Flickr

23 giugno 2011 di Tiziana Moriconi

Veronica Ashe (Sergeant First Class) sorvola l’Afganistan durante una missione recente

 (Credits: Capt. Thomas Cieslak)

 

  • Guerra Afghanistan

    Veronica Ashe (Sergeant First Class) sorvola l’Afganistan durante una missione recente

     (Credits: Capt. Thomas Cieslak)

  • Guerra Afghanistan

    Obama in Afganistan

    Il presidente al campo aereo di Bagram, mentre ringrazia le truppe, 28 marzo 2010 (Credits: Pete Souza/ soldiersmediacenter)

  • Guerra Afghanistan

    Robat

    I soldati Usa costruiscono un posto di blocco in Afganistan (Credits: Tech. Sgt. Francisco V. Govea II)

  • Guerra Afghanistan

    Cary Anderson (Staff Sgt.) ringrazia un bambino a Habibabad

    (Credits: Lance Cpl. Glen Santy)

  • Guerra Afghanistan

    Fanteria in un campo di cotone

    David J. Paul durante una perlustrazione a Marjah, 5 dicembre 2010 (Credits: Lance Cpl. Andrew Johnston)

  • Guerra Afghanistan

    Aslam Hashim

    Un colonnello dell’Esercito Afgano durante una cerimonia nel campo di Shorabak (Credits: U.S. Navy photo by Petty Officer 1st Class Mark O’Donald/Released)

  • Guerra Afghanistan

    Incontri

    Il Governatore della Provincia Khowst, Abdul Jabar Naeemi, e il comandate della marina americana, Willie Billingslea, durante un meeting (Credits: U.S. Air Force Senior Airman Julianne M. Showalter, Khost Provincial Reconstruction Team Public Affairs)

  • Guerra Afghanistan

    Posizioni nemiche

    Il Primo tenente Chris Richelderfer mentre perlustra possibili postazioni nemiche durante l’operazione Operation Saray Has (Credits: www.army.mil)

  • Guerra Afghanistan

    Missione Champion Sword

    Il paracadutista Branden Hazuka alla ricerca di un deposito di esplosivi e armi nella Provincia di Khowst (Credits: Matthew Freire)

  • Guerra Afghanistan

    Missione Combat Outpost Zurok

    I soldati Gareth Warner e Ricky Olivo calano un mortaio in un tubo (Credits: Staff Sgt. Andrew Smith)

  • Guerra Afghanistan

    Ritorno a casa

    David E. Holeman abbraccia la sua ragazza, Amber Caskey, durante la cerimonia per  il rientro, 1 maggio 2011 (U.S. Air Force Photo by Maj. Dale Greer)

  • Guerra Afghanistan

    Concilio a Sangin

    Un commando delle forze speciali incontra gli anziani di un villaggio lo scorso 13 aprile (Credits: www.army.mil)

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10mila truppe rientreranno dall’Afganistan entro la fine dell’anno. E altre 23mila entro l’estate del 2012. In diretta dalla Casa Bianca, il presidente Barack Obama lo ha annunciato ieri sera alla nazione. Attualmente, in Afganistan si trovano 100mila milizie, metà delle quali inviate nel 2009 dallo stesso Obama. Ora che Osama Bin Laden è morto, l’occupazione è sempre meno popolare negli Usa: è ora di velocizzare la fine di una guerra che a novembre compierà dieci anni. Ecco come ce la racconta Flickr, magari in modo edulcorato, attraverso le sue infinite serie di immagini, in alcuni scatti selezionati da Mashable: fotografie postate dall’ esercito Usa, dall’ International Security Assistance Force e dagli stessi soldati.

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Anche gli oceani hanno le autostrade [foto] – Wired.it

Anche gli oceani hanno le autostrade

Balene, squali, foche, tartarughe, tonni. I predatori oceanici migrano in corsie preferenziali sottomarine anche per migliaia di chilometri. Uno studio di 23 specie di animali marini su Nature

23 giugno 2011 di Stefano Pisani

Tonno pinnablu

Sono dei giganti a sangue caldo: il loro peso può superare i 650 chili e possono misurare più di 4 metri di lunghezza. Quando sono a caccia di cibo, possono raggiungere anche la velocità di circa 100 chilometri orari

 

  • Tonno pinnablu

    Tonno pinnablu

    Sono dei giganti a sangue caldo: il loro peso può superare i 650 chili e possono misurare più di 4 metri di lunghezza. Quando sono a caccia di cibo, possono raggiungere anche la velocità di circa 100 chilometri orari

  • Squalo bianco

    Squalo bianco

    Reso famoso (e famigerato) da Hollywood, misura fino a 7 metri e il peso arriva ai 700 chili. Nella zona orientale del Pacifico, lo si può trovare dall’Alaska al Messico, anche se si crede sia solo lungo la California

  • Tartaruga liuto

    Tartaruga liuto

    La più grande fra le tartarughe di mare ed anche quella più a rischio di estinzione. Negli ultimi trent’anni, circa il 95% delle tartarughe liuto del Pacifico orientale sono scomparse, e la sua più grande minaccia sono gli umani

  • Albatro piedineri

    Albatro piedineri

    L’apertura alare dell’albatro piedineri arriva fino ai due metri. Durante la sua migrazione, è in grado di volare per centinaia di chilometri e potrebbe anche passare anni senza mai toccare terra. Generalmente vive molto e matura lentamente

  • Squalo mako

    Squalo mako

    Più piccolo dello squalo bianco, raggiunge al massimo i 4 metri. È capace di saltare fuori dall’acqua anche fino a 6 metri di altezza. Mangia parecchi tipi di pesci e calamari, ma anche delfini e tartarughe

  • Elefante marino

    Elefante marino

    Si immerge fino a 1.500 metri di profondità, anche se preferisce i 600 metri. In un anno, passa 10 mesi al mare. Il nome viene dalle dimensioni e alla grossa proboscide usata per emettere ruggiti

  • Tonno bianco

    Tonno bianco

    Si trova nelle acque aperte temperate degli oceani e dei tropici e anche nel Mar Mediterraneo. Lungo circa 1 metro e mezzo, pesa fino a 45 kg. È considerato un piatto molto gustoso e la sua pesca è economicamente significativa

  • Balenottera azzurra

    Balenottera azzurra

    Mammifero marino che raggiunge i 30 m di lunghezza e le 180 t di peso. È il più grande animale conosciuto mai vissuto sul pianeta. Oltre che nell’Oceano Pacifico, si può trovare anche nell’Indiano. Mangia quasi solo piccoli crostacei

  • Leone marino (otaria)

    Leone marino (otaria)

    Il nome deriva dal nome greco, che significa piccola orecchia. Le otarie, contrariamente alle foche, possiedono infatti dei padiglioni auricolari, seppure poco sviluppati. Ssi nutrono di una grande varietà di pesci, compresi naselli e acciughe

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Due enormi distese sottomarine, la Corrente della California e la North Pacific Transition Zone sono fondamentali corridoi di vita che attirano tutta una serie di predatori marini con ciclicità stagionale. Si tratta di vere e proprie autostrade. I predatori dell’Oceano Pacifico sono stati studiati dal progetto Census of marine Lite Tagging of Pacific Predators (Topp) che, inziato 10 anni fa, ha prodotto ora i suoi primi risultati.

Il progetto Topp è riuscito a tracciare per la prima volta i movimenti dei predatori marini dell’Oceano Pacifico, mostrando abitudini e preferenze migratorie e di habitat di ben 23 specie (inclusi anche uccelli marini) diverse che sono state letteralmente spiate via satellite.

Le zone più frequentate da questi animali sono la Corrente della California, che scorre in direzione sud lungo la costa occidentale degli Stati Uniti e una transoceanica autostrada migratoria, chiamata  North Pacific Transition Zone, che collega la parte occidentale e quella orientale del Pacifico, al confine tra le fredde acque sub-artiche e quelle, calde, subtropicali. All’incirca a metà strada fra le Hawaii e l’Alaska.

Si tratta di aree oceaniche che abbondano di cibo, come se fossero la savana del mare”, spiegano Barbara Block, coautrice della ricerca e promotrice del progetto, della Hopkins Marine Station della Stanford University e Daniel Costa della University of California, Santa Cruz: ” Sapere dove e quando queste specie si spostano e si incontrano, è un’informazione fondamentale per la cura delle specie e di questi delicati ecosistemi“.

Il progetto e i suoi strumenti
Al progetto, lanciato nel 2000, ha preso parte anche il   NOAA Southwest Fisheries Science Center. Il progetto Topp, è uno dei 17 progetti del più largo Census of Marine Life (che si è concluso lo scorso ottobre). Si tratta del più grande studio biologico mai finanziato: una iniziativa che ha coinvolto, alla fine, più di 75 fra biologi, oceanografi, ingegneri e informatici di oltre cinque Stati. Una indagine senza precedenti, quindi, per dimensione e per specie studiate.

I ricercatori hanno usato una varietà di mezzi tecnologici per raccogliere dati su posizione, temperatura dell’acqua, salinità e profondità. In tutto, si sono impiegati 4.306 tag elettronici (delle piccole trasmittenti applicate sugli animali che, appunto, inviavano i dati) su esemplari di 23 specie diverse. Gli scienziati hanno impiegato due anni a sintetizzare l’immensa mole di dati acquisiti, lavorando, con colleghi della Dalhousie University di Halifax, Canada, e del progetto Future of Marine Animal Populations (FMAP), attraverso tecniche di statistica avanzata per individuare le autostrade e gli snodi marini più frequentati dagli animali, nonché in che modo le condizioni del mare influenzavano questi spostamenti.

Una delle sfide più grandi è stato gestire dati di localizzazione provenienti da diverse origini: da quelli, molto precisi, del satellite ARGOS, a quelli meno precisi di altri strumenti.

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CIBERNIX – Frustrazione ciibernetica

Ictus sempre meno dannoso

Post n°227 pubblicato il 23 Giugno 2011 da BROWSERIK

L’uso di vettori di dimensioni nanoscopiche permette di superare l’ostacolo più arduo: rilasciare la giusta quantità di farmaco là dove serve Utilizzare nanovettori in grado di rilasciare il farmaco solo nei tessuti in cui è utile: è questa la prospettiva nella nanomedicina.

hujQuesto tipo di metodica, ideata inizialmente per la cura dei tumori, potrebbe avere utili applicazioni anche in campo neurologico, come dimostrato da una nuova ricerca dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (In-Cnr) in collaborazione con l’Università di Firenze e lo University College di Londra. In particolare, l’obiettivo è quello di trovare una terapia efficace per contrastare gli effetti dell’ictus. “Durante l’ictus molti neuroni danneggiati attivano una serie di fattori biochimici che hanno come effetto finale la morte delle cellule nervose”, ha sottolineato Tommaso Pizzorusso, coordinatore dello studio, che viene descritto sull’ultimo numero dei Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). “A scatenare questo ‘suicidio cellulare’, è in particolare una proteina chiamata Caspasi 3, che può essere inibita efficacemente attraverso piccole molecole di RNA, chiamate silencing-RNA (siRNA), estremamente specifiche e quindi vantaggiose. Finora, però, uno dei principali limiti al loro impiego era dovuto alla difficoltà di farle arrivare all’interno delle cellule in quantità sufficiente per riparare il danno”.

Il risultato è stato ottenuto sui roditori grazie a due anni di ricerche proprio grazie alle nanotecnologie. “Abbiamo legato le molecole di siRNA a tubi di carbonio di dimensioni nanometriche, dell’ordine di grandezza del milionesimo di millimetro, le abbiamo quindi iniettate nella zona di corteccia cerebrale lesionata, constatando che il nanovettore, una volta captato dai neuroni, è in grado di rilasciare al loro interno la giusta quantità di farmaco, riducendo la morte neuronale indotta dall’ictus”, ha continuato Pizzorusso.

“Delle cellule trattate, circa la metà si sono salvate e anche l’insorgenza di deficit funzionali è stata notevolmente ridotta. Per la prima volta, quindi, è stato provato che i nanofarmaci possono produrre miglioramenti funzionali”. Il risultato apre la strada a nuove ricerche sulla possibilità di trattare l’ictus nell’essere umano. “Per il momento siamo ancora in una fase sperimentale e dovremo affrontare altri studi per capire quali siano le nanoparticelle che garantiscono la migliore biocompatibilità, a parità di capacità di rilascio di siRNA. Il risultato ottenuto è però un ottimo punto di partenza, una conferma che la nanomedicina in un futuro prossimo potrà essere applicata con successo anche per contrastare patologie cerebrali come l’ictus, di ampia diffusione, e finora praticamente priva di trattamenti efficaci”, ha concluso Pizzorusso .

Tutti gli input di Richard Nonas : Artribune

Tutti gli input di Richard Nonas

La poetica del dubbio permanente che si esprime attraverso il linguaggio asettico del Minimalismo e della Land Art. L’interruzione, il cambiamento, il doppio come pietre miliari della domanda esistenziale. Nelle sculture di Richard Nonas, in mostra alla bolognese P420 fino al 24 settembre.

Scritto da Redazione | martedì, 21 giugno 2011 · Lascia un commento 

Richard Nonas – No-Water-In – veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011

L’antropologia del dubbio come fonte d’ispirazione. E fil rouge di un originale percorso artistico che, partendo dal rigore formale del Minimalismo e della Land Art, si protende verso gli orizzonti di un profondo lirismo. Pur rimanendo nell’alveo dell’arte concettuale.
È la poetica della domanda di Richard Nonas (New York, 1936), che ha presentato alla Galleria P420 la personale No-Water-In. Una mostra che raccoglie sculture e disegni dell’artista dagli anni ’70 al 2011, sulla strada di una ricerca caratterizzata dalla dialettica degli opposti, l’ambiguità del doppio e l’interruzione come focus tematici.

Richard Nonas – No-Water-In – 2011

Le sculture di Nonas sono solo apparentemente minimali. Sfociano, in realtà, nell’astrattismo. Nulla, nelle mostre dell’artista americano, è infatti lasciato al caso. Tutto curato personalmente e nei minimi dettagli da Richard Nonas, con l’aiuto di Filippo Fossati. Dal posizionamento spaziale delle opere alla fotografia prospettica delle stesse, senza dubbio cinematografiche. “Strategie” artistiche dal sapore filosofico, che guidano lo spettatore in un’esperienza psichica di sommovimento coscienziale. La sobrietà delle sculture di Nonas – che utilizza solo tre materiali: legno, ferro e pietra – costituisce un linguaggio formale che però cela contenuti e significati profondi.
In alcuni frangenti, Nonas sembra accostarsi alla profondità di Proust. Il titolo della mostra è infatti tratto da un ricordo: una scritta su una bottiglia di mescal (quello forte, da buon hippie quale era). Un ricordo di un’esperienza vissuta dall’artista nel deserto, in giovane età.

Richard Nonas all’inaugurazione della mostra a Bologna

Lo scultore non parla delle sue opere e lascia al fruitore piena libertà d’interpretazione. “Io non vi spiegherò le mie opere”, scrive nel libro d’artista reperibile in galleria, “dalle mie mostre vorrei che tu ne esca con una domanda in più”. A questo proposito, il gallerista Fabrizio Padovani chiarisce la funzione dell’artista, che ha il compito di introdurre ma non di spiegare. L’artista può solo generare degli input. O dei dubbi.
L’antropologia”, scrive ancora Nonas, “mi ha fatto il dono del dubbio turbolento. Ma la scultura ha costretto il dubbio a tornare a casa. La scultura – con la parola, con l’urlo, col pugnale – ha riportato il linguaggio del dubbio dentro il mondo. Ho trasformato il mio dubbio in scultura; ho reso fisico il dubbio stesso. Perché i miei sogni cambiano”.

Cecilia Pavone

Richard Nonas - No-Water-In - 2011

Richard Nonas – No-Water-In – 2011

Richard Nonas - Untitled - 1976

Richard Nonas – Untitled – 1976

Richard Nonas - Untitled - 2005

Richard Nonas – Untitled – 2005


Richard Nonas - North Slope Series - 1974

Richard Nonas – North Slope Series – 1974
Richard Nonas all'inaugurazione della mostra a Bologna

Richard Nonas all’inaugurazione della mostra a Bologna
Richard Nonas - No-Water-In - veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011

Richard Nonas – No-Water-In – veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011


Richard Nonas - No-Water-In - veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011

Richard Nonas – No-Water-In – veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011
Richard Nonas - No-Water-In - veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011

Richard Nonas – No-Water-In – veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011
Richard Nonas - No-Water-In - veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011

Richard Nonas – No-Water-In – veduta della mostra presso la P420, Bologna 2011

Bologna // fino al 24 settembre 2011
Richard Nonas – No-Water-In
www.p420.it

Lo skateboard a Led [foto] – Wired.it

Lo skateboard a Led

Per gli skater più accaniti, a caccia di una tavola che aggiunga un effetto oooh alle loro evoluzioni

21 giugno 2011 di Andrea Bressa

Skateboard Clear 29 LT

 

  • Skateboard Clear 29 LT

    Skateboard Clear 29 LT

  • Skateboard Clear 29 LT

    Skateboard Clear 29 LT

  • Skateboard Clear 29 LT

    Skateboard Clear 29 LT

 

Per gli skater che amano farsi notare e, soprattutto, per quelli che usano la tavola a tutte le ore e non vogliono farsi investire di sera, ecco lo skateboard illuminato a Led.

Si chiama Clear 29 LT, realizzato in policarbonato trasparente, un materiale leggerissimo e allo stesso tempo molto robusto.
 
Al suo interno sono installati dei Led alimentati da una semplice batteria da 9 volt, che garantisce un’autonomia di 50 mila ore. Un occhio allo stile e uno al risparmio energetico.

Dove lo trovo? Online, su Opulent Items
Quanto costa? 200 dollari

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Quando Churchill è hip hop [foto] – Wired.it

Quando Churchill è hip hop

Un artista inglese rilegge personaggi storici in chiave rap. Perché anche e=mc2 è musica

21 giugno 2011 di Alessio Lana

Abe “Gettin’ Paid” Lincoln

(Photo Credits: Mason)

 

  • Abe “Gettin’ Paid” Lincoln

    Abe “Gettin’ Paid” Lincoln

    (Photo Credits: Mason)

  • Winston Churchill: Chill Winston

    Winston Churchill: Chill Winston

    (Photo Credits: Mason)

  • Einstein: The Illest Physicist

    Einstein: The Illest Physicist

    (Photo Credits: Mason)

  • Elizabeth Taylor: Macking out

    Elizabeth Taylor: Macking out

    (Photo Credits: Mason)

  • Henry VIII : The Fresh King of 16th Century England

    Henry VIII : The Fresh King of 16th Century England

    (Photo Credits: Mason)

  • Pablo Picasso the Pimp

    Pablo Picasso the Pimp

    (Photo Credits: Mason)

  • Royal Wedding

    Royal Wedding

    (Photo Credits: Mason)

  • Topolino

    Topolino

    (Photo Credits: Mason)

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La storia dell’ hip-hop è fatta di tanti personaggi che hanno lasciato una traccia nella storia grazie alle loro parole di lotta e di speranza. Ma cosa sarebbe successo se anche Churchill, Einstein o Lincoln avessero fatto parte del movimento? Quali sarebbero stati i loro motti e il loro stile?

Mason, artista inglese classe 1985, prova a dare una risposta a queste domande reinterpretando in chiave rap i ritratti di personaggi storici. Come racconta a Wired.it, inizia la sua carriera artistica grazie a Banksy: “ Mio padre mi aveva portato ad una sua mostra ed ero stato folgorato dallo stile del writer”. Poi “ a 16 anni ho iniziato a smanettare con Photoshop per crearmi carte d’identità false”. Anziché intraprendere l’ardua strada del falsario ha scelto quella non meno difficile (ma meno redditizia) del grafico.

Amante della street art, realizza diversi stencil fino ad approdare all’illustrazione. “ Disegno soprattutto a mano libera con una tavoletta grafica”, afferma Mason: “ mi piace la libertà e l’immediatezza che questa tecnica ti regala”. Una libertà che nel suo caso è dissacrante e ironica. Dopotutto anche Lincoln avrà sorriso almeno una volta nella vita.

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Le specie marine? Vanno verso un’estinzione di massa – Wired.it

Le specie marine? Vanno verso un’estinzione di massa

Un rapporto spiega che pesci e cetacei rischiano di fare la fine dei dinosauri. Le cause? Inquinamento, pesca e surriscaldamento globale

21 giugno 2011 di Martina Saporiti

Africa centrale

Dal Congo al Ruanda sopravvivono gli ultimi esamplari dei gorilla di montagna. Una zona perennemente martoriata dalla distruzione ambientale e dalle guerre interne.

 

  • Africa centrale

    Africa centrale

    Dal Congo al Ruanda sopravvivono gli ultimi esamplari dei gorilla di montagna. Una zona perennemente martoriata dalla distruzione ambientale e dalle guerre interne.

  • Golfo del Messico

    Golfo del Messico

    Quando un anno fa esplose la piattaforma Deepwater Horizon, cominciò una vasta fuoriuscita di petrolio lungo le coste della Lousiana. Un danno trasmesso lungo tutta la catena alimentare.

  • La Grande Barriera corallina

    La Grande Barriera corallina

    Fa parte del patrimonio dell‘Unesco ma il turismo di massa e l’inquinamento delle acque derivante dall’utilizzo intensivo di pesticidi, fertilizzanti, petrolio e moltissimi altri agenti inquinanti ne minacciano l’integrità.

  • Golfo di Aden

    Golfo di Aden

    I pirati lo stanno devastando. VI chiedete come? Spesso i colpi di armi da fuoco colpiscono le cisterne di greggio delle navi, con conseguenze disastrose facilmente intuibili.

  • Foreste di Sumatra

    Foreste di Sumatra

    Si trovano in Indonesia e a causa della domanda di olio di palma si riduce sempre di più lo spazio a disposizione per gli abitanti, come gli oranghi, tipici di quest’area.

  • Il Madagascar

    Il Madagascar

    il 90% delle specie vegetali ed il 70% di quelle animali che vivono in Madagascar non si trovano altrove. Da quando è arrivato l’uomo la superfice boschiva si è ridotta del 90%

  • Regione indo-birmana

    Regione indo-birmana

    Ospita almeno 1.500 specie vegetali native, ma ha perso il 90% del suo habitat originario a causa, tra l’altro, dell’espansione urbana.

  • Nuova Caledonia

    Nuova Caledonia

    Si trova nel Pacifico meridionale, a est dell’Australia. Ospita 5 famiglie native di piante, tra cui l’unica conifera parassita del mondo.

  • L'arcipelago delle Sundaland

    L’arcipelago delle Sundaland

    Un insieme di isole (circa 1.700) attorno alla Malesia. Una flora e fauna d’altri tempi che stanno soccombendo a causa della crescita della silvicoltura industriale e del commercio internazionale di tigri, scimmie, tartarughe.

  • Foresta Atlantica

    Foresta Atlantica

    Comprende parte del Brasile, del Paraguay, dell’Argentina e dell’Uruguay. Le foreste originarie della zona sono ridotte a meno del 10 per cento, sostituite da piantagioni di caffè e canna da zucchero.

  • Montagne del sud ovest della Cina

    Montagne del sud ovest della Cina

    Qui si trovano alcune specie minacciate, come il  panda rosso e il panda gigante. In declino a causa della riduzione delle foreste montane a scopo bracconaggio.

  • Parco nazionale del Monte Apo

    Parco nazionale del Monte Apo

    Si trova nelle Filippine ed è una delle foreste più minacciate del Pianeta. Il suo rifornimento naturale di legname deve soddisfare i bisogni di una popolazione di circa 80 milioni di persone.

  • Ghiacciaio Petermann

    Ghiacciaio Petermann

    Sotto l’effetto del riscaldamento globale sta scomparendo l’isola di ghiaccio della Groenlandia grande quattro volte Manhattan.

  • Foresta di pietra in Cina

    Foresta di pietra in Cina

    Qui si trovano numerosi blocchi rocciosi che ricordano uomini e animali.

  • Lago Hévíz, in Ungheria

    Lago Hévíz, in Ungheria

    Si trova in Ungheria ed è il più grande lago termale d’Europa.

  • La Brea Tar Pits, California

    La Brea Tar Pits, California

    Qui si possono trovare alcune fosse piene di bitume note come La Brea Tar Pits. All’interno sono stati trovati scheletri fossilizzati di molti animali.

  • Luray Caverns in Virginia

    Luray Caverns in Virginia

    Sono delle particolari caverne che contengono stalattiti e stalagmiti dalle forme originali e bizzarre. Ricordano le nostre Grotte di Castellana in Puglia

  • Chocolate Hills

    Chocolate Hills

    Un complesso collinare nelle Filippine che ricordano, per forme e colori, tanti succulenti bon bon…

  • Malé

    Malé

    La capitale delle Maldive, ha un’altitudine di 1 metro e possiede una delle maggiori densità abitative al mondo.

  • Uummannaq

    Uummannaq

    Dal nome impronunciabile, si trova in Groenlandia e ha 1.500 abitanti. L’isola viene raggiunta da elicotteri quattro o cinque volte la settimana e da almeno un traghetto ogni sette giorni.

  • Aurore boreali a Tromsø

    Aurore boreali a Tromsø

    Nel Nord della Norvegia sono frequenti. In particolare Tromso è considerata la città delle aurore boreali.

  • Tutukaka

    Tutukaka

    Situata nella costa nord-orientale della Nuova Zelanda, è una delle mille meraviglie del Pacifico.

  • Pembrokeshire

    Pembrokeshire

    Situata nel Regno Unito, nella parte sud-occidente è una delle coste più belle del Pianeta, frastagliata da alti pareti rocciose.

  • Costa di Pollica

    Costa di Pollica

    In Campania, le sue acque sono in vetta all’ultima classifica di Legambiente e del Touring Club Italiano. Tutto questo grazie all’attenzione per la conservazione del paesaggio e all’energie rinnovabili che alimentano gli edifici pubblici.

  • La Titanca (o puya raimondii)

    La Titanca (o puya raimondii)

    È una delle specie vegetali più spettacolari del mondo. Vive ad alta quota sulle Ande e può raggiungere i 12 metri d’altezza.

  • Rinoceronte di Giava

    Rinoceronte di Giava

    Ne esistono meno di 40 esemplari, per questa specie di rinoceronte che secondo il Wwf potrebbe essere il mammifero più raro del mondo.

  • Cammello della Battriana

    Cammello della Battriana

    Nonostante sia una specie perfettamente adattata a vivere in ambienti aridi, l’Iucn classifica la forma selvatica del Cammello della Battriana come in pericolo di estinzione.

  • Antilope Saiga

    Antilope Saiga

    I ricercatori affermano che l’antilope saiga, una delle specie animali considerate più a rischio di estinzione, è in seria difficoltà per la sproporzione fra il numero degli esemplari maschi e quello delle femmine.

  • Balena azzurra

    Balena azzurra

    Tra le cause dell’estinzione ci sono la caccia alla quale vengono sottoposte per ricavarne olio, carne e fanoni. Alcuni paesi come il Giappone, l’Islanda e la Norvegia continuano a cacciarla.

  • Ghiretto del Giappone

    Ghiretto del Giappone

    Assomiglia ad uno scoiattolo. La Zoological Society of London considera lo Glirulus japonicus una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio

  • Lori gracile

    Lori gracile

    Le minacce principali alla sua specie riguardano la riduzione dell’habitat dovuta alla deforestazione e la caccia umana, per l’utilizzo in medicina popolare quale rimedio per le malattie degli occhi.

  • Baiji

    Baiji

    La specie di delfino Baiji, presente in Cina, ha di recente cambiato denominazione all’interno dei registri della World Conservation Union: da “a forte rischio di estinzione” a “probabilmente estinto”.

  • Echidna

    Echidna

    Conosciuto anche come formichiere spinoso è in cima alla classifica delle specie a rischio estinzione, assieme all’echidna dal becco lungo occidentale e all’echidna dal becco lungo di Attenborough.

  • Il panda rosso (o Firefox)

    Il panda rosso (o Firefox)

    Vivono prevalentemene in Cina. Una specie a rischio, vittima della deforestazione. L’habitat naturale si riduce a mano a mano che gli alberi vengono abbattuti e rimpiazzati da coltivazioni.

  • Albero “faretra”

    Albero “faretra”

    Diffuso in Sudafrica e Namibia. I Boscimani del Kalahari usano i rami per costruire faretre per le loro frecce avvelenate. Le faretre vengono realizzate strappando i rami dell’albero e svuotandoli della polpa.

  • Volpe artica

    Volpe artica

    Sull’isola di Copper in Alaska, nel 1965 se ne contavano 600, nel 1978 non più di 100-120, oggi una 50. Il motivo principale della scomparsa sarebbe un’otite causata dagli acari.

  • Testuggine Angonoka

    Testuggine Angonoka

    È considerata la tartaruga più rara del mondo. Lo Iucn ne stima l’entità numerica in circa 600 esemplari in continuo calo.

  • Tortora di Grenada

    Tortora di Grenada

    Un uccello dal petto rosa tipico dell’isola caraibica di Grenada. Ne esistono poco più di 150 esemplari che si riducono all’aumentare dei predatori come gatti e ratti.

  • Rana leptolalax appleby

    Rana leptolalax appleby

    Leptolalax applebyi, è una nuova specie di rana del Vietnam centrale che prende il nome da Robert Appleby, un generoso sostenitore della conservazione della biodiversità e dello sviluppo delle capacità scientifiche in Asia.

  • Pesce Danio Tinwini

    Pesce Danio Tinwini

    Una nuova specie di Danio dal Myanmar in Birmania. Indicato anche come Danio Tw02, si tratta di un piccolo pesce d’oro, il cui corpo e le pinne sono coperti di macchie blu.

  • Strobilanthes Martin van der Bult

    Strobilanthes Martin van der Bult

    Si tratta di una pianta carnivora tra le più alte al mondo, 7 metri degni della Piccola bottega degli orrori.

  • Danionella Dracula

    Danionella Dracula

    Una specie presente in piccoli stagni e corsi d’acqua del Myanmar. Il nome della specie deriva da due appendici ossee della mascella dei maschi che ricordano il celebre personaggio di Bram Stoker.

  • Il pesce psichedelico

    Il pesce psichedelico

    Histiophryne Psychedelica è presente presso le isole di Ambon e Bali in Indonesia. Il nome della specie si riferisce alla presenza di una serie di strisce sul corpo che ricordano le colorazioni in voga nei movimenti artistici.

  • Gymnotus Omarorum

    Gymnotus Omarorum

    Si tratta di un’anguilla elettrica, ritrovata in Uruguay in fiumi e lagune. Seppur conosciuto da anni, era sempre stato confuso con simili fin troppo simili.

  • La spugna killer

    La spugna killer

    Chondrocladia Turbiformis è una spugna carnivora ritrovata in Nuova Zelanda e Australia. 

  • Il veme bombardiere

    Il veme bombardiere

    Swima Bombiviridis se è in periocolo rilascia bombe luminose di una sostanza bioluminescente verde.

  • Aiteng Ater

    Aiteng Ater

    Una scoperta che ha permesso la coniazione di una nuova famiglia, le Aitengidae. Aiteng Ater è una lumaca di mare considerata carnivora perchè mangia insetti, a differenza delle altre che si cibano di alghe.

  • Il ragno Komac

    Il ragno Komac

    Il ragno dall’occhio dorato. Il Nephila komaci è in grado di produrre ragnatele di oltre 1 metro di diametro. Esemplari di questa specie sono rari, e sono stati rinvenuti in Sudafrica.

  • La pianta mangia topi

    La pianta mangia topi

    Nepethes Attenboroughii è il nome di una pianta scoperta nel 2009. Una leggenda racconta che è una divoratrice di topi, anche se finora non ne è stata rilevata la veridicità…

  • Una nuova patata

    Una nuova patata

    Una nuova specie di patata dolce scoperta in Madagascar. La Dioscorea Orangeana, la pianta tuberosa dalla quale nasce, è già a rischio estinzione in quanto oggetto di raccolta indiscriminata.

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(Sopra una fotogallery dei 50 luoghi e animali che rischiamo di non vedere più)

Le notizie non sono affatto buone, anzi. Pesci, delfini, balene e altri animali marini sono in serio pericolo d’ estinzione, complici inquinamento, surriscaldamento globale e pesca indiscriminata. È la conclusione scioccante di uno studio condotto da 27 biologi marini, riunitisi a Oxford per scrivere un report sulle condizioni degli oceani di tutto il mondo per conto dell’ International Programme on the State of the Ocean (Ipso) e della International Union for the Conservation of Nature (Iucn).

I nostri risultati sono scioccantiha commentato in un articolo sull’ Indipendent Alex Rogers, biologo della conservazione all’ Università di Oxford e direttore scientifico dell’Ipso – se consideriamo tutto ciò che l’uomo ha fatto agli oceani, le implicazioni sono di gran lunga peggiori di quanto immaginato”. Le parole di Rogers non lasciano spazio al dubbio. La combinazione di una serie di stress sta minacciando la vita di intere comunità marine, che si trovano ad affrontare un pericolo che si pensava appartenere al passato, alla storia dei dinosauri e dei primi animali che popolarono la Terra: un’ estinzione di massa. Quello dei ricercatori, come qualcuno potrebbe pensare, non è un allarmismo privo di sostanza.

Nel report, si legge che quasi tutte le grandi estinzioni di massa del passato sono state caratterizzate da tre perturbazioni: innalzamento delle temperature, acidificazione degli oceani, mancanza di ossigeno atmosferico. Ebbene, secondo i ricercatori questo micidiale trio è in azione anche oggi, come fosse un triste presagio di ciò che potrà accadere. “ Ci sono forti evidenze a comprovare il fatto che questi tre fattori si stiano combinando nuovamente negli oceani, esacerbati da numerosi e duri stress. Per questo, i ricercatori affermano che una nuova estinzione di massa sarà inevitabile a meno che non si ponga rimedio a questo stato di cose”, si legge nel report.

Senza contare gli altri due grandi problemi che affliggono il mare e le sue creature, di cui si parla da tempo senza riuscire a trovare soluzioni. In primo luogo l’ inquinamento, un vecchio conoscente che oggi si sta armando di nuove, micidiali sostanze. Sono gli agenti chimici che troviamo nei saponi e nei prodotti industriali, capaci di interferire con il normale funzionamento del sistema endocrino e immunitario degli animali marini e le cui tracce sono state scovate persino nel corpo di orsi polari. E non dimentichiamo la plastica, ingerita dai pesci e usata come zattera dalle alghe (anche tossiche, ahimé) per disperdersi negli oceani. C’è poi il problema della pesca indiscriminata, che ha ridotto gli stock di pesci (sia quelli catturati per commercio sia quelli presi per sbaglio) di oltre il 90%.

I ricercatori concordano nell’affermare che se non si troverà il modo di fermare questa catastrofe in azione, l’ecosistema marino non riuscirà più a riprendersi.

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